A
Luglio 2008 è stato approvato il decreto legge 112. Non siamo di
fronte a una riforma universitaria, ma a una razionalizzazione delle
risorse economiche di buona parte del settore pubblico italiano,
all’interno della quale scuola e università sono i settori più
colpiti.
Per
i prossimi 5 anni sono previste diverse manovre:
1. Il decreto prevede una
riduzione del 20 %
dell’FFO (Fondo di
Finanziamento Ordinario), ovvero, entro i prossimi 5 anni, lo stato
diminuirà i finanziamenti alle università italiane di 1,5 miliardi
di euro. In particolare la
riduzione prevista per la Sapienza è di 116 milioni di euro.
2. I tagli sono affiancati da
una drastica diminuzione del personale tecnico, amministrativo e
docente, mediante una progressiva riduzione delle assunzioni: nei
prossimi due anni l’università potrà assumere solo 1 persona ogni 5
pensionate (turn over al 20 %), e dal 2012 in poi 1 ogni 2 pensionate
(turn over al 50%),
il che preclude
l’inserimento di giovani laureati e la stabilizzazione dei precari.
3. I tagli graveranno
soprattutto sulle spalle degli studenti e dei precari: il senato
accademico della Sapienza prevede che nel
giro di 5 anni le tasse universitarie TRIPLICHERANNO
e gli stipendi dei giovani precari, già bassi, diminuiranno
ulteriormente.
4. L’FFO non sarà più in grado
di esaurire tutte le spese necessarie al mantenimento delle
università pubbliche italiane. Il decreto, quindi, prevede la
possibilità per gli
atenei di trasformarsi in fondazioni private,
il che implica non solo il finanziamento economico da parte di
privati, ma anche il loro inserimento nella gestione amministrativa,
ovvero segna la fine
dell’università pubblica.
Le imprese, inserendo nel mondo accademico principi quali il profitto
e la concorrenza, perseguiranno solamente i propri interessi, a
discapito della ricerca di base e della qualità della didattica.
I
progressivi attacchi all’università pubblica, inseriti in un
percorso avviato più di 10 anni fa e portato avanti sia dai governi
di destra che di sinistra, si concludono con questa riforma che la
indirizza verso la completa privatizzazione.
Non
c’è più tempo da perdere: il Senato Accademico minaccia di non
avviare l’anno accademico: ebbene, se così non sarà fatto, saremo
noi a bloccare tutto! Rimanere indifferenti oggi e
ricomnciare le lezioni come se nulla fosse significa essere complici
della fine dell’università pubblica italiana.
Non
possiamo accettare che distruggano l’università.
Mobilitiamoci
affinchè questo attacco non venga portato a termine!
Collettivo
ResistenzaFisica